Alle origini di Città Verde. Parlano i creatori dell’iniziativa immobiliare

Colloquio con Gianmaria Previtali e Alessandro Guglielmi della società di sviluppo immobiliare La Leva 

Sono circa 750 le persone che negli ultimi 5 anni hanno scelto di vivere a Città Verde, il complesso immobiliare che sta sorgendo nel nuovo quartiere della Capitale Colle Ardeatino, nella zona compresa fra via della Cecchignola, la cittadella militare e Fonte Meravigliosa. L’ambiziosa iniziativa real estate firmata dall’azienda di sviluppo immobiliare La Leva e commercializzata da Coldwell Banker Living Dmore, sta ridefinendo il concetto di standard di qualità in un settore che fatica a proporre soluzioni edilizie sostenibili sia dal punto di vista ambientale che economico. Attirando l’attenzione non solo di molte famiglie in cerca di un’abitazione in una zona di Roma tranquilla e fortemente caratterizzata dal verde, ma anche di Green Building Council Italia, associazione facente parte del World GBC, una rete di GBC nazionali presenti in più di 70 paesi, che rappresenta la più grande organizzazione internazionale al mondo attiva per il mercato delle costruzioni sostenibili.

Ma quali sono le origini, la vision, il target, le principali caratteristiche, le sfide e le difficoltà dell’iniziativa immobiliare? Il Journal ne ha parlato con Gianmaria Previtali e l’architetto Alessandro Guglielmi, rispettivamente Amministratore unico e Project Manager de La Leva. 

Journal: Qual è attualmente lo stato avanzamento lavori dell’iniziativa?

Previtali: Il primo comparto, Comfort District, composto da quattro edifici, è completamente abitato. Il secondo, Smart District, è in fase di realizzazione: due edifici sono già stati terminati, altri cinque saranno ultimati entro la fine del 2024. A quel punto lo stato di avanzamento lavori dell’iniziativa immobiliare sarà al 40%. 

Journal: Com’è nata l’idea di Città Verde?

Guglielmi: Quando pianificammo l’iniziativa, nel 2010, il mercato del real estate era in drammatica difficoltà. Fra gli addetti ai lavori si diceva che a Roma c’erano migliaia di appartamenti vuoti che nessuno era disposto ad acquistare. Nella crisi noi vedemmo un’opportunità: dare vita a prodotti immobiliari di alta qualità, energicamente efficienti, confortevoli, spaziosi, economicamente accessibili a larga parte delle famiglie e in un formato che potesse essere replicabile. Le immagini della distruzione dell’Aquila a seguito del terremoto del 2009 erano nella mente di tutti. Per questo decidemmo che la principale caratteristica delle nuove abitazioni dovesse essere la qualità costruttiva, unita a un altissimo grado di efficienza energetica. Per farlo, mettemmo a sistema il meglio della tecnologia edilizia di quel momento storico e le migliori professionalità nella progettazione e nelle costruzioni. Si trattava di una scommessa a dir poco ardua in uno scenario in cui gli appartamenti restavano invenduti, ma noi eravamo convinti che costruire prodotti di qualità ci avrebbe dato ragione sul lungo periodo: la crisi sarebbe passata e le nostre abitazioni avrebbero attirato un target di acquirenti attento alla qualità, alla vivibilità e al risparmio energetico. Fortunatamente oggi possiamo dire che quella scommessa è stata ripagata con il successo dell’operazione. 

Journal: Qual è l’identikit degli abitanti di Città Verde?

Previtali: All’inizio ad acquistare sono state prevalentemente giovani coppie e giovani famiglie, interessate a tagli medio-piccoli. Con il passare degli anni però si è diffuso il passaparola sulla qualità delle abitazioni, sullo stile di vita che offre Città Verde, sugli ampi spazi verdi presenti nel quartiere. A quel punto abbiamo assistito a un’importante domanda di acquisto da parte di persone che cercavano abitazioni più spaziose e che vivevano non solo nei dintorni ma anche in altri quartieri.

Journal: A proposito di persone che già vivevano in zona. Avete avuto problemi a raccontare la vostra idea di operazione immobiliare?

Previtali: All’inizio, non lo nascondo, ci sono stati delle difficoltà, dovute però alla non conoscenza del progetto. D’altronde il concetto di trasformazione nel nostro paese è sempre visto come un problema piuttosto che come un valore aggiunto. Ma con il passare del tempo, le persone hanno capito che Città Verde sarebbe stata un’opportunità di crescita e sviluppo per il territorio. In questo sono state determinanti le testimonianze degli acquirenti. Da un anno è nato addirittura il comitato di quartiere di Colle Ardeatino. 

Journal: Colle Ardeatino è il quartiere che ospita Città Verde. Quali lottizzazioni ne fanno parte?

Previtali: Cecchignola Ovest e Colle delle Gensole. Città Verde costituisce circa il 50% del nuovo quartiere, che rappresenta un elemento di ricucitura urbana che mette a sistema il nuovo insediamento e i precedenti, carenti di servizi e spazi sociali. Una volta completato ci saranno 7 scuole, dagli asili nido alle elementari, supermercati – il Conad è già aperto – banche, unità commerciali che ospiteranno decine di attività fra le quali, ad esempio, l’ufficio postale o un laboratorio analisi e infrastrutture pubbliche – strade, marciapiedi, e percorsi ciclopedonali all’interno degli oltre 23 ettari di parchi naturali – che costituiranno il tessuto urbano e che collegheranno le diverse iniziative immobiliari che insistono nel quartiere. In autunno sarà completata la strada principale: sei corsie comprensivo del corridoio della mobilità pubblica e marciapiedi larghi tre metri finora assenti. Diventerà l’arteria di penetrazione per il centro città. Al termine della realizzazione, il quartiere ospiterà sette, ottomila persone: un vero e proprio paese all’interno della città.

Journal: Quanto sono importanti gli spazi destinati all’aggregazione sociale nel progetto Città Verde?

Guglielmi: Moltissimo. Solo il 15% del suolo di Città Verde è destinato all’edificazione privata. Il resto saranno infrastrutture pubbliche e spazi sociali: prettamente parchi verdi attrezzati e tematici dove incontrarsi, trascorrere il tempo libero e stare insieme.

Journal: La qualità della vita è un concetto sul quale insistete molto nel racconto dell’iniziativa immobiliare. Un tema attualissimo alla luce del periodo storico che stiamo vivendo. Siete al passo con i tempi. 

Guglielmi: A dir la verità a noi piace anticipare il futuro. Le faccio un esempio: c’è stato un periodo all’inizio nel primo decennio dei Duemila in cui c’era grande richiesta di monolocali. Le abitazioni erano viste come più come dormitori, si pensava che la vita dovesse svolgersi prevalentemente fuori casa, sul posto di lavoro. Si pensava alla casa come a una stanza d’albergo. Noi già allora decidemmo di percorrere un’altra strada, quella della vivibilità delle abitazioni – con tagli più grandi – e della fruizione degli spazi esterni. Non cercando il massimo utile di impresa ma volendo dimostrare che fare prodotti immobiliari di qualità premia. Il tempo ci ha dato ragione. 

Journal: Sostenibilità e risparmio energetico sono altri due temi che vi stanno particolarmente a cuore.

Guglielmi: Non stanno a cuore solo a noi e ai nostri clienti, ma anche a Fondi immobiliari e istituti di credito, che investono in nuove operazioni immobiliari soltanto se i prodotti proposti rispondono a criteri elevati in fatto di performance energetica, qualità e servizi.

Le abitazioni di Città Verde sono costruite in classe energetica A3 e A4. Questo significa che consumano fra il 70 e l’80% di energia in meno rispetto a un’abitazione vetusta. Inoltre gli impianti fotovoltaici presenti sugli edifici producono energia da fonti rinnovabili in quantità pari al 50% in più di quanto consumano. Per questo la sfida dei prossimi anni sarà quella di – mi passi il termine – “socializzare” l’energia, vale a dire renderla disponibile e creare una comunità che consenta di rispondere al fabbisogno energetico delle singole unità abitative utilizzando l’energia prodotta dagli edifici. 

Per quanto riguarda la sostenibilità, siamo orgogliosi di affermare che gli edifici di Città Verde sono un esempio virtuoso anche sotto l’aspetto delle emissioni: rispetto a quelli tradizionali, i nostri producono 22.000 kg in meno per ciascun edificio. Sono risultati importanti che ci hanno convinto a chiedere la certificazione di sostenibilità da parte di Green Building Council Italia. 

Journal: Come sta incidendo sullo sviluppo dell’operazione il rincaro dei costi dei materiali per l’edilizia? 

Previtali: Tutto il settore delle nuove costruzioni sta affrontando un momento particolarmente complicato a causa dei rincari. Da parte nostra siamo consapevoli che ci saranno delle contrazioni in termini di margini, ma stiamo cercando di capire come sopportarli. Prima o poi i costi dovranno assestarsi come conseguenza di un calo della domanda che dovrà necessariamente verificarsi. Intanto noi non ci fermiamo. Nel frattempo è necessario individuare nuove soluzioni tecniche che permettano di risparmiare sui tempi di esecuzione mantenendo però alta la qualità del prodotto offerto.